niente di bello. la pubblicità al grado zero. il telecomando ha una peculiare attitudine al rimbalzo. attila. vedere la televisione non fa male ai bambini, ma solo regredisce l'erba. papa leone magno potrebbe poco contro alcuni concorrenti dei reality show. non basta il flagello qualsiasi, ci vorrebbe il flagello di dio, ma anche lì. basta. affare sempre dietro l'angolo, sega circolare a nove euro novanta nove centesimi. il prato è tagliato da schifo. la pioggia azzera tutto, riporta ogni cosa a terra senza alcuna violenza. sì, considerare prima di tutto la posizione delle cose, il piede appoggiato, una bella giornata. le interferenze sono palesi. attila si ferma alle porte di roma. l'insegnante ride per la morte di epistassi. la torsione della base cranica. complimenti vivissimi. la caviglia a scavalcare l'altro, i gradini giustapposti delle scalinate. la distorsione. quello che è troppo è distrarsi in questa maniera. primitivo, è lo spazio che connette la percezione e l'agire, uno spasmo ventricolare che scatta ai colpi di tosse, o agli accessi più che volontari. non è vero che la distanza non si pone, che qualcosa balla. ballano solo negli spot per i calli ai piedi, le persone. questa è una pubblicità al grado zero, alle città rase al suolo. non balla nessuno, in fondo. ad ogni movimento c'è solo il rischio di sbilanciarsi, in parte sono sottocutanei, gli unici veri nostri versamenti. ora, non è il momento per le barricate. gli spot regresso, o il tuo stesso biglietto da visita. l'avere dei colleghi maschi senza grassi, persi in un vortice di freschezza, nelle informazioni nutrizionali, nei consumi eccessivi, calibrando gli effetti delle fibre, la masticazione mai troppo pronunciata, i denti fragili. attila muore, perde sangue da naso, perde contro il papa. pare che l'erba, dopo il suo passaggio, nonostante tutto, ricrescesse.
niente di niente. i pesticidi non sono un prodotto vendibile.
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