domenica 28 agosto 2011


essere, essere


cosa vuol dire capienza se non taglio di netto, se
non siamo dissimili da quelli dei treni, per la cruna
di un bisogno che ancora si riflette nel buio
delle gallerie.

*

siamo come saremo e non c'è solo l'ora ad aspettarci,
con le mani senza dita, che si completano, aria
per le tue notti a terra, mentre le cose
danno addosso.

*

ed è collasso, infinito. noi non sappiamo a chi dare,
a che ricevere, se per necessità di avere,
i miei tempi, con calma, dai basta, così
li voglio ritenere.

*

abbiamo almeno qualcosa che ci veste, che ci basti
allora, senza la scusa di un giorno che non è
migliore, che non può percuotersi e
saltare fuori.

*

non buttare questa lettera, ogni notte certamente
è un occhio malriposto, che dà a vedersi
ma non sa cosa attorno lo riempia
di mancanza.

*

delazione, va e non mi vuole, ha avuto di tutto per
latitare, essere non dissimile alla storia
che non si dice, mai detta, inglobata,
tutta nella malattia.

*

si gira indietro, contenersi mentre salta, e scivola,
ora il colpo mi morde, sbatto, mi darò tregua,
e non c'è baleno, non c'è fulmine,
ma un'ora buona.

*

se è quella di piogge irrituali, deformanti, passano
da sole, vicine alla cattura, essere in due, nati
sopra alle facce mentre la banchina
si fa margine.

*

e noi al margine passiamo, le frontiere, e certe volte,
tu che qui stai di poco a lato, ma verso me,
nessuno ci becca, e pensare: tingere
tutto, più spoglio.

*

nella lista c'è ancora soltanto un fianco esposto, e tu
sei in grado, lo puoi donare, quindi salta,
scivola anche tu, stai a mani aperte,
adesso fai la prova.

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