per la notte estesa altrove fino al campo ottuso dello specchio
andata avanti sui chilometri senza ritorno per distanze appena
appresa dalla luce e pensa a ciò che non succede se non guardi
assorto verso il punto che non circola degli astri o per le sorti
di una delle mille attenzioni verso il moto nell'idea che prima
o poi dovrai porre rimedio all'anomia della visione e suturare
ogni passaggio assiduo per colpi e colpe andando a vuoto
ad iniziare dalla retina mancando agganci a corpi erranti
appesi sulla volta e pure avendo scorte proprio al centro
della via a terminare l'esistente per se stesso o per te solo
osservi un'altra via di sorta in cui rimane tutto per cosciente
remissione o inalterabile dai moti ai modi opposti e stabiliti
dentro mondi di persone assorte e sillabate in questo niente
in questo breve tempo che non risente di attrazioni e desideri
cosa fare del consulto della divisione in brani e tracce disperse
per gli anni di distanza per quello che non viene mai da solo
e solo allora interpretare per predire nella pietra per qualcosa
che non potrà accadere se non in altro caso di effetti sentiti
o attraversati e notazioni spinte fuori per inerzia pur sapendo
cosa fare e se non implicarsi in opposti e rotazioni mascherate
dagli sbarramenti adesso devi andare e indaga il fegato e oramai
il poi non è più il dopo smarrito che grida nell'abito che smetti
o appena smesso fermato dopo lunga osservazione delle stelle
grida ancora in cerca del reciproco per malattie degli occhi
o le ferite e il mare gonfio di aria estratta e soluzioni dentro
al vuoto in cui vederti solo a far barriera da percosse e fenditure
rese adesso feritoie aperte e imposte nelle viscere senza temere
che gridando dietro non si veda senza luce e poi soltanto
invano o il vano come nuovo punto da cui parta un fuoco
atteso per bruciare arreso al ricevente della parte giusta
in sfregio al posto non più possibile ma così immobile conta
mai davvero realizzata credendo in tutto ciò che potevamo
Nessun commento:
Posta un commento