parlano di lacca, lashes,
innesti nella cute, intercettati,
ti hanno detto: sono giorni. scordano tentacoli all’esterno,
le ventose: ai tavoli rimane qualcosa da pagare. domandi
se proprio non gli riesce, o se è per altro che ti hanno
lasciato,
poi provi nuovi
accostamenti, connettori, valvole al red
shift
del tuo domani. somigliano alle protesi, se guardi indietro
poi giù, la palpebra lì in basso, dove il testo perde i
pezzi,
restituisce parti, porzioni cedevoli, coscienze che rientrano
alla base cranica, al fissaggio delle extension dove il tempo
è valutato come merce, doppia i poli, le punte. ti rendi
conto che sei fuori tratta, ordinazione, che il mondo può
ispessirsi fuori dalle cornee. tutto può virare nel pigmento,
poi cendre, richiedilo
appena prima che si incendi. resti
se puoi prendere, comprare un centro errato, un’opinione.
pensi dopo a quello che potrai volere, valuti
ricostruzioni
senza eventi: poi, per farti vendicare, impalchi il make-up.
Nessun commento:
Posta un commento