martedì 4 settembre 2012


il mistero di MONTOLIVO: un primo accenno


"guarda i suoi tiri come tentennano"

oggi pensavo a montolivo. come sempre, da che esiste. pensavo che è un giocatore unico: nessuno può sostituirlo. né lui può sostituire qualcuno. perché quando montolivo perde un pallone, dice il mio amico stefano, e io con lui: quando perde un pallone non perde solo un pallone, li perde tutti. non esiste nessuno in grado di perdere il pallone così totalmente, così profondamente perderlo. smarrirlo così alla radice. quasi lo abbandona, lo lascia orfano sul ciglio del campo. e sbaglia sempre in un modo tanto scontato, tanto naturale che neanche mandano il replay.
un regista a ritroso, lo specialista del filtrante all'indietro. sentiamo sempre dire che "montolivo lì è un po' adattato", non importa dove è schierato. allora io ho provato a dividere il terreno di gioco in quadranti, come a battaglia navale. una battaglia che vede montolivo perennemente affondato, montolivo a picco. e mi fingevo il dramma di questo giocatore che 3 metri più a destra fa schifo, un metro più indietro: ancora schifo, più avanti: sempre schifo, ma lì, proprio lì, in quel fazzoletto di campo asciuga le sue lacrime, su quella precisa zolla eccolo risorgere nuovo, risorgere campione.

io ti sogno così, riccardo, padrone indiscusso del tuo metro quadro. ma la verità è che non sei "un po' adattato": sei molto disadattato. al calcio. sei incompatibile col calcio.
allora eccoti, riccardo, ti vedo, per la prima volta ti vedo nitido, non sfocato come un tuo passaggio, vittima di questo grande equivoco: sei un vero portento, sei un ciclone. peccato che il tuo ruolo debba ancora essere inventato. io la tua posizione me la immagino così: una sorta di zona grigia tra il campo e la panchina, dove giochi da solo, incontrastato, dove combatti le tue paure, riccardo, le tue ZONE LETALI (http://www.youtube.com/watch?v=XEwMMCl229g). dove non c'è direzione, dove non esistono retropassaggi e filtranti, ma ogni passaggio è giusto nel momento stesso in cui scaturisce. dove non ci sono compiti, non c'è tattica.
la verità è che non sei tagliato per il calcio euclideo, dove le parallele del compagno e del pallone proseguono la loro inarrestabile corsa e non si incontrano mai, nemmeno si salutano. tu sei la stella di un calcio metageometrico. che non c'è. ma allora perché ci sei tu, riccardo? e infatti, neanche a dirlo: è questo che fai in campo. è questo che fai, prima ancora dell'errore, prima ancora dell'idea dell'errore (tu le cose non le sbagli: le pensi già sbagliate, già diverse, fuori asse). scompari.

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