giovedì 29 marzo 2012


forteressecourage (2010)

il polso è frequente, prende aria, sbracciato
e così arreso, prova la combinazione in gesti
e lacere estensioni: nervi che si sommano
agli arresti, alle macchie e alla linfa
ibridata al quando senza rischi
di chiusura, a tutto ciò che tiene, focolaio
che è lesione, tolleranza, grazia a perdere


– per l'attimo che è cantico e chiamata, scarto
e madonna noia delle usanze stazionarie,
tesa ancora a una sembianza: sosta al cono
d'ombra dei tratti volti nella pietra,
arresa la sete da una vena esplosa
come scorza piegata e distrazione;
tempie e mani di una scelta: è qui,
non si va mai per cime spezzate –

(una testa in pietra per l'Arno – a sciacquare
i panni – come il Modigliani sommerso
al taglio della tela, per le prossime cornici
lasse, disusate – un così semplice, banale
fibroblasto rotolato dal monte Falterona
verso mercati chiusi; gli levino i graffi,
i segni del tempo a questo velo
incancrenito, la piena di un sudario
che lascia verticali attonite, allarmi
spenti, posti all'entrata sotto
il semplice peso di una grata)

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