domenica 25 dicembre 2011
clivage (2010)
dei farisei; le percorrenze, la curva
e lo sbrego nello schienale, i fogli
delle prescrizioni feudali, gli ovuli
infiniti, di fibra in fibra: la ferocia
che dissipa il calco, l'avantreno,
lo scarto pneumatico di un solco
monocorde, scollato, all'asintoto
- il rasoio di Occam, l'indicazione
da fraintendere, l'accorgimento
ripreso al suo contrario -
una firma numerata per lo scavo
delle mani; gli accidenti del canto,
le spallucce degli altri, il contro
vento che porta a farsi bastare
il mozzicone: il porfido acclarato,
la cordatura del mondo, presa
allo slancio, concessa alla parte
del dileguo, attesa all'amnesia
giovedì 22 dicembre 2011
mercoledì 21 dicembre 2011
martedì 20 dicembre 2011
la cruna (2009)
lunedì 19 dicembre 2011
d.b. su lettere grosse #05 - diyfferx, dic. 2011
(un ringraziamento a Marco Giovenale per avermi ospitato sul suo lettere grosse. d.b.)
cadenze mediane
sabato 17 dicembre 2011
la bouche en zéro
giovedì 15 dicembre 2011
special protocol 34 (come annichilire il pianeta terra in 17 semplici passi e 200 testate nucleari, mica i sacchetti di nylon della minchia)
1. Static targets are identified and prioritized;
2. authorization xk-beta is received from the bridge;
3. compressed anti-helium is transferred from shipside containment to short-term internal containment in the special issue bombardment missiles;
4. all forward rail-launchers chambers are loaded with long range gamma-laser missiles in positions zero to three and with special issue bombardment missiles in positions four to seven;
5. power is rerouted from all non-essential systems to the forward rail-launchers' capacitors;
6. authorization xk-logik is received from the bridge;
7. the first four volleys of missiles are launched with standard flight profiles;
8. modal sensor relay is activated and all available sensor buoys are deployed;
9. final authorization xk-refrain is received from the bridge;
i. the remaining chambered missiles are ripple-fired to exhaustion;
ii. coordination priority order: fratricide avoidance, minimum flight time, opportunity targets;
iii. remaining point-defence submunitions are reconfigured for groundburst and expended on the primary target;
iv. the primary warhead is triggered by containment failure on impact.
(b) Attack pattern M
i. four more volleys of missiles are fired;
ii. coordination priority order: minimum flight time, opportunity targets, fratricide avoidance;
iii. remaining point-defence submunitions are expelled and retargeted for secondary targets;
iv. the primary warhead is triggered remotely on reaching the target coordinates.
mercoledì 14 dicembre 2011
giuliano mesa, tiresia, oracolo II. piromanzia. le bambole di Bangkok
bruciano le mandorle degli occhi, le falene,
le dita piccole e incallite, le mani stanche, stanche.
bruciano, scarnite, a levigare guance,
i guscî gonfi delle palpebre
che si richiuderanno.
fumo portato via, che trascolora,
che porta via le guance, paffute, delle bambole,
le anche dondolanti, a fare il movimento di ripetere,
in altalena, in bilico di piede, che lenisce,
gioco che non finisce, mai,
che non arriva, mai,
tempo di ricordare, dopo,
di ritornare dove si era stati.
a fare il gioco del silenzio,
nel preparare doni, meraviglie, a milioni,
passate per le mani una ad una,
per farli scintillare, gli occhi stanchi,
tenerli aperti, sempre,
e quando arriva il fuoco, che sfavilla,
ecco, giocare a correr via,
gridando, ad occhi chiusi.
lunedì 12 dicembre 2011
t-reich
venerdì 9 dicembre 2011
capsule di secessione
lunedì 5 dicembre 2011
ricognizione del dolore (accoppia e incolla, rinvenimenti, cose prese pari pari e schiaffate qui, I)
giovedì 1 dicembre 2011
reposting: arsemicosis 15 (verso il cadere, 2009)
(con nastro di tela isolante ricopro il tavolo
nel bordo al suo posto una pezzuola azzurra
e foglie verdi ritaglio di un vecchio lenzuolo
noi bambini in cui la notte si scopre sempre
un confluire di arti serrato oltre al limitare
il periodo di quell’occhio schiuso a superfici
sbarrate lo scatto raro e inerte delle retine
il perché di una miopia totale che cancella
il più possibile e dimentica in fretta senza
conservare i suoi brandelli i suoi colori)
mercoledì 30 novembre 2011
martedì 29 novembre 2011
reposting: arsemicosis 12 (moto primo, 2009)
né la tua a perdere le irrilevanze quanto basta
in questo che ci chiude e ci fa semplici sguardi
e chiavi lasciate di nuovo su tavoli all’ingresso
mi sento quasi dal balcone dal soggiorno dove
fino a quando è il caso che qualcuno non bussi
apra e ci venga a vedere e se è rimasta la pila
dei piatti presi da lavare la cubatura più lunga
come mettermi le mani al collo che è un cuore
riflesso dal portone per vedermi e ancora puoi
ed è possibile entrare e non avvertire nessuno
l’appoggio sul collo sopra vedermi aprire sotto
il cuore dalle dita sulla giugulare sono balcone
e il tuo soggiorno se non ci sei nell’impossibile
non qualcuno quando bussa forse l’impossibile
è proprio entrare di mani di collo cuore vedere
lunedì 28 novembre 2011
scopri il commerciante
domenica 27 novembre 2011
sabato 26 novembre 2011
venerdì 25 novembre 2011
reposting: arsemicosis 7 (la superstition scientiste : 1. le égout)
giovedì 24 novembre 2011
revival delle automazioni
mercoledì 23 novembre 2011
reposting: arsemicosis 4 (la superstition scientiste : 0. le thermomètre, per forza di cose, HGH 2011)
lunedì 21 novembre 2011
venerdì 18 novembre 2011
clausole vessatorie per l'esistente
lunedì 14 novembre 2011
disfatta (/i) di canne
domenica 13 novembre 2011
sabato 12 novembre 2011
mercoledì 9 novembre 2011
la so, l'ultima.
vedi nessuno piange per le rendicontazioni che non ti rendicontano sui trecento otto meno quello perso nel dedalo di montecitorio per l'attacco prostatico, e manco per te. vedi, ti hanno detto che quella, proprio quella è la porta, da chissà quanto tempo. vedi, è quella.
lunedì 7 novembre 2011
sabato 5 novembre 2011
mercoledì 2 novembre 2011
per chi invece esce
fare qualcosa, dire qualcosa, provare a passare dalle direttrici alle direttive non è sempre un bene, e se è bene non funziona, come la guerra e la fusione fredda. o meglio, funzionava, prima che la progettualità fosse imboscata come i motori tesla, a vantaggio dei propinamenti espressivi (e pro-pulsivi, cioè a vantaggio delle pulsioni). prima di farlo, però, diciamo qualcosa che non si verifica, né qui né altrove, ma che ci auguriamo per un futuro sereno (in segreto non ci auguriamo nessun futuro, neanche un futuro senza domani: manco per sbaglio. ma il futuro va di moda, la poesia indovinate, e allora ci si adegua).
(bisognerebbe avere il coraggio di condannarli una volta per tutte, questo scambio d'organi e questo fluidificarsi della visione. fa pure una po' schifo, a dirla tutta, fuori dai denti e dentro i vasi. si può dare una poesia "dalla cintola in su". come la morte. senza scomodare natiche, tagli di luce che si infrangono sulle natiche, natiche e lenzuola, nati che non gli va proprio di morire e invece, poi prendersela un poco con la porno/pronocrazia e intanto non farsi mai mancare, penna alla mano, la propria buona percentuale di natiche, meglio se 1:1, a ogni natica sta una pagina. altrimenti che pensano, pensano che non ne vedo di natiche, meglio ancora 2:1, per scongiurare sospette deformità. un florilegio di natiche).
che la dovremmo smettere di condire tutto con una parata di oggetti, dato che ormai il suono è quello della rimpatriata di invalidi civili: oggetti di ritorno dal frontespizio, oggetti in sciopero e in pensione, che tirano il fiato, le cuoia, all'occasione i sanpietrini, gli estintori mentre il (famigerato) fuoco sacro dell'araldica brucia in disparte e nessuno se lo fila. una spolverata di paleolirica non guasta mai: tramonti, se ne avanzano. foglie di sicuro, e se ci stanno le foglie vuoi che non ci siano gli alberi? state a sentire: lo sapevate che prima di ispezionare natiche e riportare il tutto meticolosamente sono stato piccolo? nel senso, a un certo punto avrò avuto sei, sette anni. l'infanzia, la sospettavate l'infanzia? eccovela servita: fuori le natiche, dentro la nonna e i camioncini dei pompieri. non è una roba nuova, non è più poetica degli oggetti ma poetica dei ninnoli, delle carabattole da comò, ossia quando ancora il comò si chiamava comò e non aveva cessato di esistere, soppiantato dagli algebrici impiallacciati ikea. è sempre pacchiano, ma senza più l'umorismo da mondobig(i)otto. "questo verbo più logoro di noi" e non so voi (voi chi?, di nuovo), ma stando a noi ce ne vuole.
(c'è chi lo pensa e magari fra un po' ce lo viene a dire, e mannaggia ma come si fa, un lavoro di anni e anni sul declassamento della sensibilità (tà-tà-tà, come il rullo della pellicola o il rullo compressore sulle asperità della lirica, come la mitraglia ma a salve) e ora ci schizzi in faccia questo succo gastrico, questa salsa in bustina, questo poco, queste cafonate deliranti semiserie intollerabili schifo culo. anzi, schifo natiche. le generazioni, ci assicurano, entrano, ma qui la verità è che non se ne esce fuori.)
che la dovremmo smettere con le parole in secondo piano, quello di fuga, con le valigie pronte, condannate a riferire sempre la solita nenia, le solite camomille, le solite tisane all'occasione corrette perché se il maledettismo è sparito anche dalle quarte di copertina, dietro le quinte c'è ancora spazio. proprio un peccato non approfittarne. le parole che non sanno pronunciarsi su niente ma stanno lì solo in vece di, a mo' di citazione, e citano tutta una serie di cose che si svolgono dal comò in avanti. ma il comò non c'è più, come palla prigioniera, come le freak c'est chic, basta con questi oggetti in bretelle (anche quelle: non se ne è saputo più nulla), basta con la coperta corta del discorso comunque ascellare - a dispetto della brevità. non è che l'horridus non sappia scrivere, eh: è una parola piana, una parola media, una poesia da percorrere tutta in quarta. lo si fa per voi (voi chi?), una poesia piena di comfort, reclinabile, a scomparsa. l'horridus è capace di giurarlo: fosse per lui, dal cilindro caverebbe dei geroglifici da spavento, sa dirle le cose difficili se gli gira, fidatevi. ma è buono, è magnanimo, sempre sia lodato.
lunedì 31 ottobre 2011
la crisi umana
domenica 30 ottobre 2011
sabato 29 ottobre 2011
legible drawings
venerdì 28 ottobre 2011
giovedì 27 ottobre 2011
mercoledì 26 ottobre 2011
venerdì 21 ottobre 2011
exoforia (2009, 2011 ris.)
recito piano la riga dov'è squarciata pensando alla carta
che si rompe se gira, e gira, e gira, e gira ancora, se strizzando,
se le mani degli altri non ci fanno caso, se capita un altro
problema agli occhi, se vedi che strizzando la voce si perde
contatto, tramite col mondo, con gli occhi riposti e chiusi,
con il testo che non si è fatto ancora vedere, con chi ascolta
che è ancora lì, mentre circola la noia, non è chiaro l'intreccio
che fa a pugni con l'esterno, e se così, parlando, si allude
a qualcos'altro, a un paradosso, magari, se stiamo parlando
puoi vedere come tutto gira, se gira ancora, e gira, ci costringe
ad indossare occhiali, a lasciarli fluttuare su sfondi più chiari,
se la vista gira e vuole convergenza, se dicendo piano la riga
o il verso appena ricomposto, con la vista che rigira le cose,
se gira e gira e finisco ad aver paura dei gesti con cui rovescio
sempre tutto, del mio non saper mettere insieme ciò che prima
ho trovato capovolto, con la testa sott'acqua, il testo annegato
e il suono come di corpi che risalgono in superficie, se strozzando
l'accesso della voce farei del vizio una cosa che non si redime,
che se può gira assieme alla visione, oltre il corpo imbevuto, gira
ancora e si rompe, guarda verso il centro dello sbrego, mentre
il detto si attacca sulle palpebre e se gira non può cominciare
mercoledì 19 ottobre 2011
martedì 18 ottobre 2011
La perfezione della neve. Andrea Zanzotto, 1921-2011.
Quante perfezioni, quante
quante totalità. Pungendo aggiunge.
E poi astrazioni astrificazioni formulazione d’astri
assideramento, attraverso sidera e coelos
nel perfezionato procederei
più in là del grande abbaglio, del pieno e del vuoto,
ricercherei procedimenti
risaltando, evitando
dubbiose tenebrose; saprei direi.
Ma come ci soffolce, quanta è l’ubertà nivale
come vale: a valle del mattino a valle
a monte della luce plurifonte.
Mi sono messo di mezzo a questo movimento-mancamento radiale
ahi il primo brivido del salire, del capire,
partono in ordine, sfidano: ecco tutto.
E la tua consolazione insolazione e la mia, frutto
di questo inverno, allenate, alleate,
sui vertici vitrei del sempre, sui margini nevati
del mai-mai-non-lasciai-andare,
e la stella che brucia nel suo riccio
e la castagna tratta dal ghiaccio
e - tutto - e tutto-eros, tutto lib. libertà nel laccio
nell’abbraccio, mi sta: ci sta,
ci sta all’invito, sta nel programma, nella faccenda.
Un sorriso, vero? E la vi(ta) (id-vid)
quella di cui non si può nulla, non ipotizzare,
sulla soglia si fa (accarezzare?).
Evoè lungo i ghiacci e le colture dei colori
e i rassicurati lavori degli ori.
Pronto. A chi parlo? Riallacciare.
E sono pronto, in fase d’immortale,
per uno sketch-idea della neve, per un suo guizzo.
Pronto.
Alla, della perfetta.
“E’ tutto, potete andare.”
lunedì 17 ottobre 2011
giovedì 13 ottobre 2011
aise pei qen oupna
lunedì 10 ottobre 2011
dai modi (2011)
dire le cose passando dai modi a mondi dati per spacciati
o quantomeno per adesso sorretti da canti e costellazioni
canali autostradali e svincoli che portano ai supermercati
pure non guardati bene scavati a dovere in fondo e proni
o non a sufficienza per saltare ai mondi chiari abbozzati
appena per la crisi che viene data dai tempi dai mercati
che non temono affari o almeno non avendo che opzioni
per resistere in stupidità e coscienza del male non disfati
ma lasciati attraversare passare dopo non esserci tornati
sabato 8 ottobre 2011
come se (ii)
separato lentamente dalla propria specie e quasi ricredendo
al senso originale del calore o della materia che si fa da parte
e pure occupando la regione laterale o limitando il volto noi non
lo vedessimo non ci apparisse sufficiente e temporale il grigio
che si astiene dalla pratica e impone al proprio tempo di indicare
martedì 4 ottobre 2011
sabato 1 ottobre 2011
preghiera del diaframma (i)
giovedì 29 settembre 2011
in un buio seguente
che si vengono a creare sono uguali.
questa luce logica, a quadretti, ti sfila dal mondo
con una mossa di compasso, per filo e per segno.
"in ogni cuscino risiede un principio di soffocamento
e uno di grandezza, che sale e fa muro. da un cuscino
il mondo è di profilo".
"non so bene se per svegliarsi bisogna dormire più forte
o dormire a ritroso. nella bolla d'aria
in controluce".
"un sonno concavo, di cisterna, di girini
ci ha slogato gli occhi."
questo buio consecutivo vede
con la testa grande da palombaro. una voce
senza prefisso decide la parità del sangue,
mercoledì 28 settembre 2011
martedì 27 settembre 2011
domenica 25 settembre 2011
HGH: due e-book da plan de clivage su gammm.
venerdì 23 settembre 2011
giovedì 22 settembre 2011
come se (i)
nella piega portata dietro dalle mani per anni e infissi staccati
che ricordano la polvere a cui sono grate le cose eppure non sono
se non si dimenticano a immagine e somiglianza di una piena
dell'acqua che arriva e in cui la secca prende al collo stringendosi
al posto dell'ispezione trasparente che domani non rimargina
mercoledì 21 settembre 2011
giovedì 8 settembre 2011
piano-soppressione (sequenza)
mercoledì 31 agosto 2011
decisioni revocabili
ora direi che, in fondo in fondo, adesso come adesso ci importa poco di quello lì, e pure ai nostalgici in realtà gli frega niente, ce n'è da vendere di sciacquature e menefreghi dopo che è finita l'epoca del menefrego, quello lì o, come lo chiamano le persone più anziane, quello là, che quando c'era lui c'era questo e quest'altro, per quelle meno anziane c'era quello e quell'altro, in quanto più vicine a lui per nascita che per morte, e quindi più lontane, in definitiva, e poi a un certo punto non c'è più stato né quello né quest'altro, né quell'altro né quello, a un certo punto non c'è stato più, neanche lui, anche se noi siamo lontani, e troppo, da entrambi, quindi chi può ricordarsi.
mi riferisco a quello lì, quello un po' minuscolo, e anche se adesso è ingratitudine verso la storia, anche perché pure quella peggiore un pochino di rispetto lo terrebbe volentieri in serbo, è toccare nella carne ciò che è stato e ciò che non si è mai potuto, ciò che un tempo si voleva e poco dopo non si è più voluto, insomma, dicevo e dico di quello che hanno appeso per i piedi, è successo una volta sola, chi è stato non posso ricordare, sono stati un po' tutti, non ho bene in mente quando è successo, probabilmente non c'era nemmeno l'intenzione di me, allora.
o meglio, tutti i nonni progettano di avere i nipotini ma a quel tempo i miei erano ancora senza figli, erano loro i figli appena usciti dalla pubertà, adulti almeno da avere testa e cuore di muovere le gambe per scappare, buttarsi nei fossati, ripararsi sotto le piante se l'aereo arrivava, e se l'aereo buttava giù, sperare, sperare che non centrasse loro, che non gli buttasse giù la scuola come invece è successo, e sperare, per assurdo, sperare perché assurdo, pure che non arrivassero i partigiani a seccare il tedesco buono, quello che faceva passare tutti i viveri, e invece no, gli sparano in faccia e sono mesi di fame, e loro eroi però, anche se di finiti dentro ce n'è stati.
insomma, quello lì, con le gambe all'aria, il centro del viso scoppiato, la sola visione in morte se le altre non hanno avuto luogo, quello lì con tutta la sua storia, la posa coatta che si tira via dal gioco, la sua foga tutta precipitata insieme, a testa in giù, al centro di una verità che lo percuote, e in quel momento un'ellissi che si fa sul momento finale, su quello della sua amante. c'è una popolana che le rimborsa la gonna all'altezza delle ginocchia, con una molletta, per pudore. lei ha capito. le è chiaro che solo il pudore non è che l'ultima di tante decisioni revocabili.