lunedì 27 giugno 2011


per una volta

volevo una volta fatte le cose più distinte
e tu fissi gli occhi neri, le pareti marcate
dal sole che non si vede, se non altro, per
via di qualche punto di sutura: una cosa
più accessibile, per i figli di un pensiero
onesto, e almeno sui comportamenti
andremo a risentirci.

volevo per una volta le cose più distinte
e tu fissi gli occhi neri, uno sbrego all'altezza
della vita, magari un cielo smorto di velluto
a basso costo, comprato perché il prezzo
non c'è di una parola diversa da quest'altra:
tutte ritardano di fisso all'opzione che
si paga per avere della storie, se poi
andremo a risentirci.

*

così volevo a vent'anni, che le cose più distinte
girassero larghe via dal viso, mentre tu fissi
gli occhi neri, lo sguardo sempre smottando
ai cartelli posti in strada, come se questi
dessero la lingua che non hanno, le maglie
che ci tirano di nuovo tutti insieme, lo spazio
in cui riaccosti i capelli con la mano,
appena sull'orecchio.

e così pare che a vent'anni le cose più distinte
non si lascino vedere che di striscio, a poco
a poco se ti fisso soltanto gli occhi neri
e tu che fissi gli occhi neri, con gli occhi
che non danno troppo posto, se non per un
- siediti lì, almeno adesso fermati, sta' un po'
in silenzio, rinsèrrati la voce, ricomincia
con lo stesso desiderio.

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