sabato 9 agosto 2014


daniele bellomi - lapse (iii) (2014)


come al solito, nel solito versa e non ricorda, ne dimentica
la parte compensata dalla nascita alla culla, in stato debole
e conforme ormai al silenzio, in profitto alla vita, volta persa
e poi ennesima come una forma anonima, sicura, che associa
alla voce il diritto all’oblio. conclude, ottiene misericordia,
resta solo. conta il sentirsi buoni, chiedere il comando inserito
in brute force, oscillare il limbo fra intermediato e segnalante,
mandare al niente la causa morale, esaudire il gesto a vuoto
nel motore di ricerca. per quanto ne scarti, è responsabile
delle foto, pure rimate, quelle, quando rimane e nulla muta
dalla convenzione a compensare il genocidio incrementale
in correzione alla parola, il rifiuto in formato meno standard,
l’abbandono al dato. striscia, nella feritoia della casa ignifuga,
seleziona l’opzione “carta di credito” per mutui percorribili
da parte a parte, ogni vent’anni, distorto l’angolo di corda,
la curva percorsa come testata d’angolo, estesa e riaperta
a manifestare il morbo nello schianto, la biopsia del giorno
dentro la psicosi, la prima pietra, lo score impact. non sa
più come. della carità ne fa lo stesso analisi, risorsa umana.
così, girando su se stesso, steso, ne farà variante, migra
la sequenza, pollice verso, prognosi, preghiera, recrimina
in giù, nella spirale dell’isola, isola di nuovo il nuovo, prova
a darsi voce nei contorni, nel messaggio liberato per errore,
dall’ironia, dal vuoto conforme che lo attenua e poi riparte,
in dipartita estrema nel poligono in cui uccide per costante
protezione dal dolore, mentre sorteggia il dato conforme,
ancora vuoto. non ne è convinto, ma sul posto di comando,
con tutta quella morte, si troverà bene. gliel’hanno detto.