domenica 31 luglio 2011


a-void (iii)


1. if everything has been criticized, find refreshment

2. in a fraud, abuse to stay extraordinary, your nails,

3. in denial we trust, not the weakest part in how much

4. money did you spend today, concerning humans,

5. sinking almost entirely, profit, a margin, pression

6. if you were a banker, deeply felt, developing anger,

7. no jokes, only a good educational game, in spite of

8. health damage, heavy doses, lead in suspicious cans

9. removing packages, different tools of engagement,

10. why join, lie, exterminate, repression, diet coke,

11. stand tall, vertebrates, yuppies, according to marx,

12. a relaxed, near empty volume, a distensible organ

13. to be finally operated, failing to observe standards

14. because we care, banned everywhere, the relative

15. position of our hands moving inside your stomach

venerdì 29 luglio 2011


a-void (ii)

1. this sense of, mechanisms to increase impulses

2. reducing tissues, fixing them, clearly promoting

3. sense of, excess fluid, draining, that purified

4. now widely recognized as science, does not replace

5. the sense of hunger, loud and clear, detoxifying

6. to improve circulation, ask customers if they like

7. a sense of fullness, disorders, so many dragonflies

8. probably oxidizing, continuously balancing between

9, sensing identity or drawing banknotes on the walls

10. while reaching your reward, right in front of you,

11. making sense, artificial colours, endless shelves,

12. profile is what you really need, slightly reducted

13. if sense is, definitely, related with fixing problems,

14. something nice and friendly, offering an adjustment

15. knowing exactly to be the next miserable target.

mercoledì 27 luglio 2011


a-void (i)


1. to evolve, use a condominium every day, signal

2. strife, drying, cracking, now violating neurons

3. working faster, sure, don’t know, some water

4. experiments, inflating one packet, diluted

5. powders, always in a generous amount of

6. failure, tear, corrosion, delay your climax

7. with food supplement, meaning decomposed

8. concentrated milk proteins, human kidneys,

9. reduction in weight, immerging yourself

10. in the harvest, and to regenerate, precious

11. sorrow, a way to avoid advertising, the only

12. metabolism, in mind, starving, to be taken

13. before meals, system allowing us to eliminate

14. the amount of simulation, filtering the message

15. i am particularly stubborn on the word 'art'.

martedì 26 luglio 2011


éditions de cassure - (ciò che dovrà, di tutto ciò, essere) manifesto



éditions de cassure


partendo dal fondamentale:


éditions: vocabolo. edizioni vere e proprie, anche se online, gratuite e non registrate. le si vorrebbe, possibilmente, disperse per la rete a futura memoria.

de: preposizione semplice, con significato italiano di "di".

cassure: vocabolo. a differenza del clivage propone rotture irregolari, di fattura idiosincratica. si sviluppa spesso in seguito a una percussione.


per poi riunire sotto:


1. un'idea come questa potrebbe suonare pretenziosa e non sarebbe una sorpresa: pensiamo che una distribuzione letteraria di qualità, nell'Italia di oggi e di domani, fosse anche soltanto a livello di contenuti in rete, debba avere suo malgrado una buona dose di imprudenza. l'idea è sempre quella: come far girare, tramite i pochi mezzi di dispersione di cui siamo in possesso, varie esperienze di scrittura, riproponendole in maniera differente dai semplici post su un blog. non abbiamo troppe simpatie per il ruolo di venditore ma ci aggradano le cose fatte bene, soprattutto per via di un fatto: da "vendere" abbiamo soltanto i caratteri (nel senso di caratteristiche) di un testo e l'involucro esterno; quest'ultimo, per quanto (si proponga di risultare) gradevole, vogliamo che sia del tutto gratuito.

2. nascono quindi queste éditions de cassure, nel lasso di tempo di una preposizione. qualche punto fermo: si sviluppano in dipendenza dal presente blog. editing e impaginazione dipendono dal me stesso medesimo qui presente d.b. critiche varie ed eventuali ben motivate sono e saranno volentieri prese in considerazione.
in breve, ebook prodotti per plan de clivage, di autori inizialmente interni, si spera in seguito il più possibile esterni al blog (mica tanto, n.d.M.M.), con veste grafica particolare, dal formato ben individuabile a seconda delle scelte di scrittura e di impaginazione.

3. di rimando al cassure: una separazione vera e propria, di inclinazione necessariamente materiale più che spirituale, a carico dei mezzi adoperati. un approccio possibilmente analogico alla pagina virtuale. quindi letteratura riposizionata in sede, lo sporco della scrittura associato al rigore della pratica. ritorni possibili e volontari alla scrittura a mano, alla non immediatezza della pagina. riportare il testo letterario a una componente primaria di rottura, rispetto al prodotto tipizzato e concluso, tramite l'utilizzo di impaginazione non convenzionale, della bozza, del disegno, dell'elaborazione grafica anche elementare.

fuori dai punti: cosa più importante dell'aspetto meramente "feticistico" di quest'operazione, il far diventare le éditions de cassure, in un futuro non troppo remoto, un collettore per forme eterogenee di scrittura. a seguire il primo numero, dal titolo La testa.

Daniele Bellomi, Manuel Micaletto

giovedì 21 luglio 2011


adesso che sia adesso, dirlo

adesso che sia adesso e che la conseguenza non sia il togliersi di mezzo,
provare a dire che non è vero, ripeterlo se non ritorna sulla punta
della lingua, con la voce alzarlo per formule di senso corrente, come
usuale e non detto sia il vaglio che si tenta sulle parole. una sola
la specie che si rapprende alla meglio, anche se questa fosse la scusa
per non farsi pregare a ributtarla fuori, lasciarla correre, andare.

*

adesso dirlo sul serio di non poterne più dei cappi rimessi addosso
perché tirati a giorni dall'armadio come parole d'amore fuori dalle dita
e neanche di nodi continuamente stretti, anche solo a spanne, mai
preziosi, e così nemmeno se chi ricambia al desiderio poi te lo sbatte
in faccia con le occhiaie di chi non ci dorme e allo specchio controlla
soddisfatto se c'è la giusta cera, altrimenti soli a letto, più assennati.

*

adesso, sul serio, non per dire, vorrei meno sottofondi, sottointesi,
condotti sfiati e specchi a coprire una parola sfigurata, oscena per sola
necessità di riempimento, di risacche, ruminanze dentro allo stomaco,
motivanti una parola interna, fatta sì di intestini ma rovesciati avanti:
e meno sbreghi, per favore, o almeno solo quelli veri, presi addosso,
detti una volta. chi si rivede così mente alla piega del corpo, nel sonno.

*

adesso che sia adesso dirlo che non è tutto a buon mercato come linee
forse di ombre abbracciate ai corridoi, a cliniche che danno impressioni
non stonate se le si vuole misurare sugli occhi che sbattono cercando
la parola. e a chi toccano i denti, chi i morsi, oppure le labbra dilatate
così per certo non lo so, ma con l'effetto è sicuro aggiunto un marcatore
di rilievo. la curva glicemica prende la parabola, si scoppia addosso.

*

adesso che sia adesso e che ci siano tutte le conseguenze messe in testa
o toglierle di mezzo, provare a dire che non sono vere, non ripeterle se
non ci tornano da sole sulla punta della lingua, con la voce non alzarle ma
dimesse o per correnti e formulazioni, come sia uguale e ridetto il vaglio
che si è fatto una volta sulle parole. per ciascuno una sola voce al coagulo
del distacco, pure fosse una scusa per non farsi pregare, e ripensarle.

martedì 19 luglio 2011


guarda bene

guarda la luce come s'attacca al muro senza ostacoli
se corrisponde al centro della testa; da lì magari sia

sempre irradiata - vedi tu se è proprio così incerta,
privata, se non si declina per tutti allo stesso modo

con il giorno ma ci rimane appesa, incollata, sensibile,
ai diversi livelli si combina con l'inerte: è quindi lenta,

e così è un niente per niente, parla da sola - e allora
guardi di nuovo quello che si vede: la posizione in cui

si trova la catastrofe se l'è già presa chi non vede bene,
tutti e nessuno: forse non sai che l'indecenza delle cose

passa con tutto quello che non si conosce dalla testa in
poi, è indecidibile come smania costante che si fa specie

ed oltrepassa il movimento non in grado di segnarsi -
quando la luce corre trovi ad attenderti chissà quale

rivelazione, mentre invece ci sono pose senza alcun
riflesso e anche se c'è un filo che si dipana dal corpo

di continuo, va ancora più incerto, va via sempre più
insensibile, privato, impossibile davvero a declinarsi.

pensa a come tutta una storia intera si svolga sotto
gli accidenti, se vedi che ti manca ciò che stai per dire

allora guarda, c'è qualcosa tutto intorno che non vedi,
una fonte di luce non richiesta. sveglio, guardati. bene.

lunedì 18 luglio 2011


aut-fit (iii)

in breve, indossare. cercavo dei jeans molto aderenti, mi hanno guardato per qualche secondo con l'occhio da triglia, in completo smarrimento. le silhouettes dei commessi si muovevano erratiche e gioiose attorno a me, come quelle dei coyote attorno alle carogne nei rigidi inverni nord-americani. i brani di carne appesi ai ganci del reparto uomini mi sembravano già visibili. così ho iniziato a prendere paura e vedere in formato showreel di youtube, con la musica sfalsata e l'audio costantemente fuori-sync, tutte le fasi di selezione di un capo di abbigliamento e no, era troppo per l'ennesima dilatazione metanarrativa e quindi ho lasciato perdere. mi hanno detto che mi sarebbe stata tagliata una libbra di carne, il più possibile vicino al cuore, per compensare l'assenza di una taglia adeguata alla mia corporatura. ho obiettato che i jeans si mettono alle gambe, non in testa, ma non mi hanno creduto.

domenica 17 luglio 2011

:3

trou(sse) (vi)

giusto per darci un taglio con le notazioni tecniche, il motore di un trapano non è una dinamo ma un motorino elettrico a corrente continua. anche se lo fai girare produce energia, ma non a livello di una dinamo. detto questo, scordati qualsiasi cosa tu abbia in mente. non esistono generatori e utilizzatori con meno di due fili. la dinamo della bici usa il telaio come filo del negativo, il meno, per intenderci, perché il telaio conduce la corrente nelle parti non verniciate. di conseguenza il meno della dinamo è la parte dove si attacca al telaio. la lampadina della tua bici è soltanto una normale lampadina da sei volt con un polo positivo e uno negativo. la vedo difficile accendere una lampadina da dodici volt con una dinamo che ne produce la metà. inoltre la vedo durissima, con la tua tecnica di conduzione dell'elettricità tramite il metallo dei piercing. non credo che, alla lunga, ne possa davvero valere la pena.

sabato 16 luglio 2011


aut-fit (ii)

se vestirsi è qualcosa di sinceramente orribile, l'atto di vestirsi è principalmente spietato. questo perché, in sostanza, si tratta una questione di chiarezza mentale. è più di un rituale che si tramanda nei secoli, è una prassi di status, di coesistenza sociale, di convivenza forzosa. per l'argomentazione centrale, che si svolge qui e non altrove, un'appropriazione indebita di tempo da parte del corpo. non c'è nessuno slancio creaturale nel primo abito umano concepito come abito, designato a farsi abito per scelta. postmesso, o postfatto, che in questo discorso non fanno testo tutti gli espedienti naturali ai fini di, che vanno dalle foglie d'agave, posizionate in corrispondenza delle grazie, né le scuoiature del sapiens sapiens, pestilenziali anche solo al pensiero, in absentia. nessuna necessità di coprirsi, negli altri casi, ma solo l'intenzione di coprirsi per, la piacevolezza del mascherarsi ai fini di, l'interesse ad indossare qualcosa e grazie all'aspetto conoscere persone con cui fare conoscenza e poi, in particolar modo con un eventuale partner, vocabolo questo unisex quindi scevro di ogni apostrolato, dopo una cenetta galante, ecco. oggi invece pare che un tale atteggiamento non sia possibile, di conseguenza ci rimane soltanto il soccombere all'aut-aut dell'outfit. o approfittare dei saldi.

venerdì 15 luglio 2011


trou(sse) (v)

che facciamo? qualche agente chimico? qualche bomba batteriologica? qualche residuo delle fantomatiche armi di distruzione di massa irachene? come faccio a farmi disegnare sulla schiena la grande barriera corallina australiana, con tanto di dettagli, a grandezza naturale, devo cercare uno bravo? dipende cosa intendi per tagliare. se devi fare dei fori di grosso diametro, ci sono le frese a tazza. vanno bene per il piercing spinale e al bacino. se devi tagliare tanto, almeno per un quantitativo similare a quello richiesto dal mercante di venezia, ci sono le roditrici. se vuoi sforacchiarti tutte le altre zone del corpo, esistono innumerevoli punte di tutte le dimensioni. se invece ti vuoi tagliare, dipende dallo spessore della porzione. se è fine puoi chiedere le frese che trovi in ferramenta, però deve essere specializzata in articoli per metalmeccanico. le frese che sto utilizzando per i chiodi nelle mani sono abbastanza care, perciò ti consiglio di comprare un seghetto alternativo. se ne acquisti uno non-di-marca non spendi più di venti euro.

giovedì 14 luglio 2011


aut-fit (i)

l'altro giorno sono entrato nella boutique del mistero. il mistero si esauriva appena varcata la soglia della boutique, che immediatamente tornava ad essere un comune negozio di vestiario. peccato. dico solo che, fosse per me, fosse anche per adamo ed eva, abitassi pure in una foresta tropicale, le foglie di fico andrebbero comunque benissimo. ecco, senza troppe pretese, intendiamoci, proporrei qualche aumento di volume e ritocco alle nuances: uno jabot in edera per il completo maschile e, per finire, un completo total black ottenuto strofinandosi addosso alghe nere infestanti. giusto perché poi nessuno abbia da ridire su questioni come parto, dolore, lavoro, sudore della fronte. se fosse il contrario, come ben ricordo, tra la scoperta dell'ombrello e il nude look non ci sarebbe gran differenza. là dentro l'aria condizionata spirava, costantemente.

martedì 12 luglio 2011


trou(sse) (iv)

cor de rosa, core mio core, mio tatuaggio alla spalla. anelli per piercing intercostali, il trapano parte oscillando, tenuto da una mano. core mio, ho provato a fabbricare una bomba con una punta al cobalto, in mancanza di uranio impoverito. mi servirebbe per inserire un dilatatore alla quarta vertebra cervicale. niente, nemmeno mc gyver. cosa mi dite dei torni al vadium per fori ossei? l'ultima volta ho usato una canna da pesca. la canna da pesca è in alluminio acciaioso, si fonde a mille gradi. il calore si propaga fino al tappo in plastica, che poi salta. il tappo, saltando, provoca una lesione ad un organo interno a scelta, sempre che sia rivolto dalla parte giusta. la parte di organo compromessa può essere cauterizzata e diventare tatuabile. cor de rosa, core mio core, ho scelto un disegno di rosa.

domenica 10 luglio 2011


quarta navigazione (ii)

Riprendono le avventure dei dipendenti co.co.co. e co.co.pro. di quarta navigazione, ormai un serial al quale si vorrebbe dare il più possibile un taglio da soap opera, visto il livello di popolarità di cui gode all'interno del suddetto blog. Come in precedenza, alcune prose numerate.

-

16. davvero, non è possibile che i protocolli di sorveglianza interni al sistema nervoso centrale dei miei dipendenti siano del tutto assenti. non pensavo che per remare ci volessero eventi collaterali tale da consentire l'impegno dei suddetti. pare che questi incapaci siano in grado soltanto di perdere tempo inseguendo per la nave le poche colleghe avvenenti rimaste a bordo.

17. ricordiamo al lettore, con una breve divagazione ostentatamente metanarrativa, che per tradizione non ci dovrebbero essere donne a bordo durante i viaggi in mare. questo perché sono, in linea di massima, uno dei motivi per cui le spedizioni vanno a rotoli. inoltre, temo che i cambusieri siano i maggiori responsabili della fine delle scorte alcooliche. non credo usino troppo vino per sfumare la broda, a pranzo.

18. penso di aver sbagliato qualcosa. ho chiesto consulto ai professionisti della profezia più disparati: aruspici, sacerdoti del dio, pacifisti, proibizionisti, presocratici, fondamentalisti, scaricatori di porto, chiromanti, pentecostali, centromediano metodisti, amministratori di condominio, preparatori atletici, stagisti a impatto zero, edicolanti. tutti mi hanno dato il medesimo responso: i tuoi dipendenti, d'ora in poi, saranno tenuti ad osservare i requisiti minimi richiesti in termini di produttività. mi sono rassegnato, per risolvere il problema, a fare qualche taglio al personale.

19. ed ecco che la storia del movimento operaio si incrocia con quella dei paesi in via di sviluppo. solo che, ecco, i paesi in via di sviluppo si sviluppano, i miei marinai rimangono sempre gli stessi. pensavo che la prospettiva di un viaggio avventuroso potesse motivarli in maniera tale da consentirgli di terminare le pratiche arretrate, ma vedo che non ci siamo. ed ecco che la scure della vita quotidiana si abbatte sulle loro velleità superomistiche da capi ufficio (il capo ufficio sono io, e mi ci ha messo il dio). almeno un paio ora finiranno in mare: gli altri dopo, con placida calma.

20. riporto qui di seguito il verbale del briefing di sottocoperta, svoltosi stamane con la direzione, e trafugato da uno degli stagisti addetti alle fotocopie. per punti, le nuove contromisure per impedire all'azienda di finire in mare aperto.
uno: allontanare il pericolo di un ammutinamento ritornando ad un comportamento civile nei confronti dei subalterni. il giochino dello sgambetto sul ponte ha già fatto fin troppi morti.

21. due: diminuire la quantità di caffè presente nella macchinetta posizionata accanto al timone: approvato con i soli voti sfavorevoli degli stagisti, ma tanto chissenefrega. tre: il primo che parla ancora di aumenti viene decapitato in prua, in presenza dei propri familiari, e viene poi dato in pasto alla vasta fauna sottomarina presente in loco. sono esclusi dal discorso gli stagisti, così come sono esclusi dai provvedimenti che vietano il gioco dello sgambetto, che potrà però essere praticato solo in condizioni di bonaccia.

22. quattro: non si faccia alcun riferimento, nei dispacci della direzione, alla moglie del capo. a quanto si sa, ultimamente la graziosa consorte non è proprio di ottimo umore. guarda con occhio strano i propri bambini. in più, quel riferimento al punto 16 relativo alle donne a bordo sarà analizzato in modo tale da rintracciare telematicamente il vero responsabile di quell'aggiunta al testo. il colpevole sarà condotto pacatamente davanti al principale e alla moglie Medea per spiegare le proprie ragioni.

venerdì 8 luglio 2011


on kyuss (i)

nascere dal nome di un personaggio di un gioco in scatola non promette bene, in genere. i figli di, poi. pare quasi di essere a fine anni ottanta, il barman nanico ballerino di colore, le coreografie decisamente fuori tempo massimo. ci siamo, effettivamente, ma non stiamo parlando di quei figli di. immaginiamoli a casa di uno di loro. non molto raccomandabili, più che raccomandati. quattro tizi sbronzi, davanti a loro la griglia con i dadi rovesciati, i segnalini divelti. occhi rossi, bocca semichiusa. neanche un soldo, a darglielo, davvero, manco rubando. pare facciano musica con un po' della sostanza del deserto. se non il peyote quantomeno il sudore o la sabbia. non ci sono molte dune, solo distese piatte. ogni tanto ci vanno e posizionano per terra generatori e valvolari senza problemi. poi ci sono andati più spesso. intanto, poco dopo, più a nord, le ragazzine si strappano i capelli per un gruppo di fatto senza bassista, dal cantante biondo. quegli altri si chiamano come i figli di un dio minore, il dio minore di un gioco in scatola. questi ultimi come lo stadio dell'illuminazione. roba seria. dicono che il nome, la prima impressione, facciano molto. non abbiamo ancora iniziato, dai. quelli della libertà dal desiderio non c'azzeccavano molto, in fin dei conti. con la musica, intendo dire. a dungeon and dragons ci giocano ancora.

giovedì 7 luglio 2011


trou(sse) (iii)

il motore del braccio meccanico si è smontato dal trapano nuovo, non ancora dissaldato dai poli. mi piace. un tempo mi serviva ad azionare quelle pistoline con cui si fanno i buchi per le orecchie. non ho il tester ma una piccola lampadina da tre watt e un altro trapano da genocidio a cui avvitare la testa del motore cordless e farlo girare come una bicicletta, ma non si accende. forse dovrei dare qualche pedalata. metto le dita nella presa di corrente. il piede rimane incastrato nei raggi della ruota posteriore, innescando il distaccamento dei raggi. ospedale. un'altra cosa: la lampadina della dinamo della mia bicicletta ha un solo filo che la fa accendere; dunque, se voglio svitarla per testare il motore del trapano portatile devo, dopo aver provato la qualità di conduzione elettrica del mio braccio sinistro, attaccare il mono filo da bici a un solo polo, azzeccandolo. pare che per accendere questo tipo di lampadina non ci sia verso. ops, l'ho appena fulminata inserendola nel jump start caricabatterie. me ne resta solo un'altra che funziona con doppio filo, ma come farla accendere dalla dinamo della bicicletta (che si aziona con un solo filo)? quanto ancora dovrò pedalare con le gambe a brandelli? fino a che punto verrà premiata l'interposizione del corpo al flusso di corrente?

martedì 5 luglio 2011


trou(sse) (ii)

mi spiego meglio: mi è venuto in mente di imparare a usare il trapano per piccoli lavori domestici, magari anche per il piercing all'ombelico. l'estetista ti ha fatto un danno alle sopracciglia. dicevo, lavori come attaccare quadri, mensole e simili, ma non so nemmeno quale comprare, mentre invece non ho dubbi sulla nuova trousse per le impalcature facciali. non so se posso imparare a maneggiare l'attrezzo, se occorre forza per bucare le pareti. insomma non so niente, se non il ruolo del fondotinta nell'economia dei rapporti interpersonali. ho visto certi soggetti con il trapano che nemmeno te lo immagini. è una di quelle cose di casa che tornano sempre utili, quantomeno per creare un po' di fastidio ai propri vicini. non puoi però pensare di improvvisare, magari rivolgendolo contro i tuoi familiari per errore, così come verso la collezione di cristallerie della nonna. anni fa un mio amico, per il mio ventesimo compleanno, ricevette in dono dai propri genitori un bellissimo trapano, e accessori vari, con cui nel corso degli anni ha montato e smontato e rimontato mezza casa, senza problemi, eccetto che per i muri portanti e l'incolumità dei familiari. non gli è ancora chiaro come si faccia a premere il tasto di avvio.

lunedì 4 luglio 2011


per completa inefficacia

guardarsi la faccia - c'è chi ti obbliga e anche
se fosse, a fare - e spesso io ci credo perché
assurdo, in quanto non è solo un piano per sviare
l'attenzione, ordito non bene, sfilacciato apposta
da un autore in assenza, e anche quando non,
in silenzio remissivo - dal sopracciglio al naso,
il punto centrale - e anche se fosse, a fare,

con molta pena, qualcosa - se nonostante
tutto il proiettarsi delle ombre, di ciò che viene
mosso dietro ad una luce, neppure pensarsi
in grado di interagire - prendere seriamente
a schiudersi le palpebre - molta pena, qualcosa

che sia irrilevante, anche se, magari - mentre
pare che il tracciato minimo dell'universo non
passi per il sottosuolo ma assomigli al bastone
con cui si trova ogni giacimento, per una scienza
viva e rivoltata nel proprio tremore - flettere
le mani dagli occhi verso terra - se, magari

dico, poi ritroviamo, raccogliendoci - le ossa
rimangono così, sono le stesse, per tutti. sempre
proviamo a fare questo, tenendoci a cucchiaio
per raccogliere qualcosa, anche la posizione
eretta che non segna un'eventuale specie, anzi,
è la postura che porta ad incurvarsi, o stringersi
- le dita schermano il sole, la luce marca le vene
e tutto ciò che non si vede - dico, poi ritroviamo,

raccogliendoci, le nostre storie - e c'è un'unica
cosa da fare, e che non serve, non cambia niente,
nulla cambia niente, ma in fin dei conti, riprovare,
oscillando, tentare ancora un parola poco certa,
perché fuori da un tutto che illude si ritorni un po'
a sospendere il giudizio, guardarsi più in faccia,
anche solo per completa inefficacia di ogni cosa.

domenica 3 luglio 2011


trou(sse) (i)

tutto dipende da cosa intendi per non sfigurarti. con sadismo. hai esagerato con l'ombretto. di conseguenza il tagliarsi, o il tagliare. come il rimmel sulle ciglia, il motore di un trapano si svela nella percussione. di certo non ha la reattività di una dinamo. un motore elettrico a corrente continua, se lo fai girare, produce energia sufficiente a errori di valutazione da parte degli addetti ai lavori ma non al livello di una dinamo. aprire la trousse, farsi un buco all'altezza del sopracciglio, le automutilazioni inflitte da omaccioni tatuati e crivellati come scolapasta. pedalare è diventato difficilissimo, dopo l'asportazione del tallone della ballerina. sta sulle punte in maniera impeccabile. passiamo alle pareti. per fare un buco nel muro, indipendentemente dalla presenza di numerosi elementi di valore del gesto tecnico e atletico nei tentativi di fuga dal carcere, dato che in certi casi basta anche un cucchiaio per creare una voragine, la cosa meno pratica sono le forbici da lamiera. molto dipende dallo spessore umano. le forbici da lamiera non vanno bene per i peli superflui.

sabato 2 luglio 2011


a vario titolo


I


*

alcune, nella scuderia delle cose, partono e arrivano
a perdifiato. queste diremo a rotta di collo
o altrimenti a precipizio, a piè sospinto, o ancora
cose di buona lena, e non conoscono
che un vuoto, uno, a vario titolo.
le restanti non offrono
che il cappuccio di medusa,
la cuffia cerata, l'astuccio
di pongo: per questo dette
cose a tenuta stagna, o ancóra
a impacco,
una camomilla.


*

anche l'occhio è una spora,
un impiastro: se non lo credi
frugalo, affettalo con buon giudizio,
fanne una porzione, un pannello, fanne
oggetto di studio accurato, passalo
per il collo di un alambicco,
fanne un ping pong,
un flipper.



II


*

ora invece tutte quante le cose, in punta di piedi,
stirano il muscolo, la macchia fibrosa, al fondo
- e il pistone, a tutto spiano

si mostrano
per come sono: snodabili, convinte alla torsione

questa medesima stanza
non fa resistenza, si imbarca di proposito, rivolge l'elastico,
il sangue in panne - col mento arriva un palmo
avanti alle ginocchia - escogita una fionda, uno stretching.


*

(se il mondo non fosse elastico
si sarebbe accartocciato
in un dolore di stomaco)

(un'altalena di calci)


*

noi, da calotta a calotta, spaccati
lungo la fessura, come uova di cioccolato
custodiamo un caucciu, un nastrino,
un amuleto da niente, da scemi.



III


*

quanta acqua hai totalizzato?