sabato 14 febbraio 2015


daniele bellomi - monotremata (2015)


è lì che tiene il conto per davvero: da dominio, a regno, 
a ramo, nell’insight diffuso, per tutto quanto accade e resta 
irreparabile. prepara una discolpa, un grafico a cascata. 
lí, nel cranio, e dopo, nei molari, a non procedere nell’oltre 
dei circuiti: ricorda l’altra stanza, che era lunga, diffusa 
e se ne andava altrove da una luce ora conforme, non lì 
per dileguare nell’intorno di caduta. il modo è non sapere 
niente, una forma familiare conseguita, pronta a muovere 
da parte organica, formata a rovinarne fuori dalle viscere: 
è quanto è stato, e altro, e quanto sa di essere crollato, 
fatto per te, deposto accanto a tutti, da vedere, in sacrificio 
per voi. potendo infine brillare, come superficie, o farsi, 
e farsi largo in esplosioni di controllo, dall’alto, masticarne 
la ferocia: tremano, dalle aperture del museo dove la lingua 
trova contro palati, e ne dovrà spinare, gonfi come dighe
nel veleno che li trova irrigidirsi, schedati: documentario
di una terraferma approssimata in data morte, e che sia 
esatta, e data, quotidiana: alcuni via nei morsi, altri ancora
a riposare sulla mano, e ancora è niente fuga, per niente:
è tutto quanto, nei secoli dei secoli, sarà lasciato dopo.