giovedì 26 aprile 2012


novae: 1, 2 (2012)


potrei restare lontano dal luogo dell’osservazione, non farne mai più
parola per la parte in ombra con nessuno, valutare le distanze con occhi
abituati all’ipotetica esplosione, precedere come si procede fra variabili
e cautele, prossimità al collasso, ripassando il bordo già combusto
di ogni cosa vista e che si vive, simularne il pianto accelerato,
il suono ad ogni suo intervallo: guardo però a cosa rimane, se non ho
più nulla da ricordare oltre al rilascio di vestiti che sanno
solo di ciò che è ieri e che non torna, che sono lontani, sempre,
non riuscendo a variare il moto, il centro del battito, il ritmo
di ogni superficie, l'idea di corrispondere alle cose che si fanno
con le mani, quando è il caos a fare parte di parole indotte,
imposte dall'ambiente, dette o magari percepite,
appena ribattute sulla pellicola del mondo.


*

ìndico la causa del fenomeno, penso a ciò che non potrai più vedere
o salvare nella memoria docile degli altri, tenuta a parte, radente
al solco che non resta sul periodo corto degli anni che dimentichi
come si fa con tutto almeno una volta nell’esistere, riattivati al tatto
di una luce che arriva se percorre la materia, raggiunge terra,
urta la percezione esposta al flusso dei rovesci e degli incroci,
marea che scatta al suo passante, lo scavalca mentre varca il limbo
delle icone, il magnetismo di tutto ciò che si attraversa: indìco
cause e prove, fissazioni, tento di capire se è qui ed ora il lembo
del transito o se è il cervello la massa organizzata di quel no,
non posso, mi dispiace, l'impressione dell'ombra che fa muro
contro muro alla distanza, la scelta di una media percorrenza:
siamo ancora da spostare fuori dallo scoppio se interviene
in noi lo scavo, l'estensione chiusa e muta dentro l'orbita.

lunedì 23 aprile 2012


ricognizione del dolore (accoppia e incolla, rinvenimenti, cose prese pari pari e schiaffate qui, III)


Prima de comincia' a scrive
urge la precisazione
che nessun go' de Muntari
po' compete co' Turone

ch'ha umiliato le speranze
de mijaija de persone,
ha cambiato 'n po' er destino
della mia generazione;

Ce tenevo a sta premessa
solo pe' chiari' sta storia
ma ora parto pe' Torino
c'è da conquistar la gloria

Sabbato ho tifato Barca
rosicando pe' Ronardo
ma stasera c'e' 'r suo clone
quindi daje, Pablo Osvardo!

Espugniamo quesso ssadio
imitando i regazzini
ch'hanno vinto in Coppa Itaija
coi bassardi juventini.

Certo ammazza che atmosfera,
stanno a dì la formazione:
Luisseriche è 'n incosciente!
Nun se po' senza Pupone!

Vabbè dai noi ce credemo
vojo subbito due go',
si però nell'artra porta,
porca zozza, così no!

Eh no dai, nun l'ha toccato,
come fai a daje rigore?
Forse sto 'n po' a esaggerà
devo ritrova' 'r pudore.

Ecco, pure'r quattro a zero,
mò fermateve: pietà!
Nun ve chiedo chissà cosa,
solo 'n po' d'umanità..

E ripenso alle risate
fatte sur montenegrino
poi me piazza 4 assist
e me sento 'n po' cretino.

Poi d'un tratto, all'improvviso,
me riappare er Capitano,
pe' lo sputo de Lamela,
per il quattro co' la mano.

Sento Osvardo in conferenza
che contesta l'espursione
daje Osvà, già che ce stai
parla der go' de Turone!

Sto proggetto è na traggedia,
sta staggione è 'n vero strazio,
solo sveje dalla Juve
e nei derby co' la Lazio

Ora tocca anna' ar lavoro
ma de carcio oggi nun parlo
ce starà 'n torneo de tennis
o er Grand Prix de Montecarlo.

Me vedete molto teso?
Co' no strano mar de pancia?
No, ma quale Juve-Roma,
seguo le elezioni in Francia.

Perchè er carcio era 'n ber sogno
fin dai tempi der Mundial,
ma ora è solo un brutto mostro,
co' la faccia de Vidal.

sabato 21 aprile 2012


da "cordature" (2012 - )


4.


hanno zampe come arterie, forse rami
                                                                       concezioni
distali del mondo
                                 distanti concessioni alla materia
che diparte e va lontano
                                            sono il fulcro e l’intervallo
la risposta in equazioni
                                           un risultato sempre disuguale
avranno gambe semplici
                                             catene di montaggio da soffrire
per vicoli e frammenti
                                         inesplosi nella parte inferiore
corpi e schegge come sassi
                                                 foglie morte negli interni
in pelle viva delle case
                                          e già pensali adatti in posizione
sull’aculeo che produce la frequenza
                                                                  mentre vengono
predati da altri corpi senza vertebre
                                                                  hanno una voce
che non è da pensare
                                       sembrano innocui e non è vero
ma non per tutti tornano gli insetti
                                                                se sai com’è la storia
dicendo “dunque” e “allora” e dirlo
                                                                adesso è l'unico genere
di cose
              tribù forzata a nuova magnitudo
                                                                         dissolta
nel pensarsi viva
                               ed ora è polvere di
                                                                  e prende fuoco
è guerra
                frequenza di una voce che non ha destinazione
trenodìa di quando avranno gambe e braccia
arrampicare e urtarsi per fuggire
                                                            presi vivi
in chi li osserva prima della terra in cui combatte
fino a che tutto cada
                                       e perché cada
                                                                 in ciò che suona meglio
o implichi il fastidio
                                     delle gambe o delle braccia da bruciare
tutto questo è per chi osserva
                                                      è di chi osserva, o è servo

giovedì 19 aprile 2012


classi di resistenza


acque di balneazione


non riesco ancora a capire i divieti sulle sponde dei laghi - o sui litorali in vista della terra - aspetto sempre che qualcuno tiri via il cartello che mi impedisce di attraversarli - di andare dall'altra parte del lago o della distesa - vedo che il sole mi oltrepassa - va in là rispetto al punto in cui lo osservo - scende a precipizio - arriva al momento migliore della visione seguendo la linea del cacciavite a stella - della sparachiodi che fissa l'immagine di questo no - so che nulla potrà smontare quello che si vede - farne pezzi o componenti da riutilizzare - portarsi via qualcosa - il sole prosegue le acque dal punto in cui finiscono - conosce il mezzo che le tiene in sospensione - non è la terra oppure l'aria - ma sostanza di mondi acclimatati - oggetto che non può appartenergli - che si ricorda del momento in cui non c'era - non sa cosa sia possesso o identificazione - ma lo aiuta a riconoscersi mentre si emerge - allora faccio il primo passo verso il fondo - compiendo leggere deviazioni dalla norma - so che quel manifesto non potrà mai interessarmi - farsi complice al moto che si avvia - mancando il taglio della vite che si estrae - nel movimento che puoi compiere se ruoti braccia e gambe e provi a galleggiare - tornando ad occupare la spianata - vedendo la storia che si innesta - il perché di ogni passaggio - dell'evolversi di lampade e specchi ustorii - capire quanto cambia la visione - l'essere dentro o fuori da qualcosa - il restare sottovento ad ogni bracciata - passando vicino ai fari di un mare pieno e illuminato - il mare di questo secolo che riporta alla luce gli annegati - una visione che può estrarli o riconoscerli dal vuoto della combustione - penso a un evento che è successo altrove - un'acqua resa non potabile - qualcosa lontano da qui - che può succedere in un mondo in cui nessuno parla - in cui la parola causa la radiazione dai vivi - a tutti fu ordinato di seguire i corsi d'acqua - scegliere quello in cui gettarsi - quello di cui non si può temere - sai che la polvere può avere due ragioni - la prima è questa fiamma della terra - questo tempo che finisce ad asciugarci - la seconda non esiste - è l'acqua stessa - un flusso che cambia la legge ritmica dei passi - che trova una natura in guerra con se stessa - che lotta con il proprio corpo - il gesto dell'acqua è un viso indecifrabile - questo lo so - mi immergo indossando un sottile strato di nudità - mi inoltro dove non si tocca - questa è l'unica voglia che possiedo - quella di gettarmi - di essere a contatto con una parte della mia materia - mentre il tempo pare non vedere questa preghiera del corpo che si avvia nell'acqua - che non riporta indicazioni - so che uno scroscio potrebbe attraversarmi - durare più dell'esistenza - ma rimane sempre troppo il tempo - si prova ad essere difficili ma non si riesce - eppure è così che gli altri ci battezzano - è l'ultima volta e posso dire che non c'è niente di difficile nel dire tutto questo - che nulla attrae la visione più di un corso d'acqua - potremmo fare un passo in avanti verso i nomi propri che si accorgono del tempo - nel numero di forme che prenderanno in morte - so che quel numero si chiama desiderio - trova percorsi ovunque - ma nessuno guarda - nessuno conosce la sequenza degli altri o capire i percorsi che non appaiono - la lingua che coinvolge nell'errore - c'è un'acqua diversa per ognuno - un liquido in cui si può fluttuare - un fiume principale di silenzio - non tento di capire questa cosa - di sfruttarne le occasioni - non c'è flusso o sessione di eventi che non evapori o dissecchi - c'è solo il riverbero e il freddo del corpo - che non può niente - non conosce domanda - non può dimenticare - questo è l'attraversamento - il passaggio della soglia - andrebbe conservato fino all'ultimo - ed è un momento che non si dona - va preso - violato perché non è sacro - compreso in quel poco che può darti - realizzato anche tremando

lunedì 16 aprile 2012


dai modi ai mondi (2009 - )


dire le cose passando dai modi ai mondi molecolari ed evoluti

per griglie e per reticolati nascosti bene dai controlli demografici

e radiali in numeri soggetti a sbavature se sorretti dai legami

equivalenti della nascita o idonei a rimanere in acqua e pure

messi ancora a nuovo in terra e in aria e cieli per punti morti

o di sutura svolti nei suoni di auto rimesse in luce per colori

e simmetrie mosse sugli arti inerti in piani di senso coibentati

e non equatoriali per assi in rotazione ed apparati simultanei

o percettivi di distanze non significanti negli affronti per corsi

longitudinali delle fibre o aree in cui passare senza scampo

oppure indenni e se poi darsi addosso o darsi e basta in tutto

quello che succede fuori dal corso degli eventi perimetrati

o terminali decidendo se tornare stare in piedi uscirne fuori

mercoledì 11 aprile 2012


plandeclivage_m's 15 (10? 5? 8.) worst tweets (for) ever (3 luglio 2011 - 7 aprile 2012



I. il lutto è più della somma dei parti.


II. da oggi plan de clivage in stereofonia, in dolby surround. stretto tra due fuochi. un asse di asimmetria, un assedio.


III. fuori tempo massimo. lui inconclude di destro. ma tutti vanno ad abbracciare (pirlo).


IV. in merito a certe pubblicazioni di battiato viene da chiedersi come conciliare la PACE INTERIORE e DANIELE BOSSHARI-KRISHNA.


V. (io tifo la morte. e per io si intende io, manuel. per morte, morte. quella a presa rapida, preferibilmente, non quella che deve asciugare).


VI. o morte o morte.


VII. jingoebbels.


VIII. tante pacche sulle spalle e troppe patacche sulle pagine.

lunedì 9 aprile 2012


classi di resistenza


acque di vegetazione


ricomincio a fare graffi come prima cosa _ prima sul viso perché non basta l'essersi liberati dalle cicatrici _ dalle bianche lesioni dei rami rimaste nel midollo _ i fusti da cui non proviene alcun suono _ prima sul viso perché non ci sono né sicurezze né rasoii _ sono io, mentre respingo qualche cosa altrove _ qualche raggio ritorna ad affacciarsi _ potrebbe raggiungerci domani nel periodo reso dalla prospettiva _ quindi luce come passatempo o egemonia _ il fatto di guardarsi negli occhi _ è il vuoto riposto in attesa dell'osservazione _ sono io, non mi assolvo _ la difficoltà di conservare il gesto _ nello scatto breve e intollerante delle palpebre _ sono io, non sono nella foto _ nascondo le annotazioni tra zigomo e zigomo _ dove si formano le crepe _ dove rimane un testimone _ vedo se davvero non cresce la distanza _ se non serve a scalfire la corteccia _ sono io, non ho legami _ e il giorno prima _ non importa quale _ starò lì riverso _ mentre il resto ha già smesso di capovolgersi _ e da un po' di tempo non può ruotarci attorno _ nell'invisibile nulla che nuota dal giorno verso ciò che segue _ sono io, sono sempre io _ separato dalle ultime certezze _ non permetto che qualcuno possa vederle _ come le piante che seccano _ riposte nell'angolo _ rischiano di finire interrate _ marcire attendendo una luce che non arriva _ sono io, ed è la colpa più grande _ cercando alternative ai significati _ alla metafora come scenario perso del tempo rimasto _ qualcosa viene a prenderci _ riversi nella terza occasione del risveglio _ sono io, mento ma non ora _ dormire tranquilli nello stato guaritore _ nello sguardo che non si ferma sotto le ciglia _ ma continua e vaga in riflessi concentrici _ dal bordo di una possibile beatitudine _ che pure può sorprenderci ed attende _ si consuma _ e sono io, qualcosa chiama _ dismetto ogni lezione ricevuta _ il poco tempo che rimane passa per varcare se stesso _ oltrepassare le persone che respirano _ ora dài un'occhiata a questi solchi nel legno e dimmi _ fino a quando continua la danza a vortici dell'aria _ sospinta dal disagio _ fuori dal solco prestabilito _ sono io, premo l'insetto sullo schermo _ passa l'ultima occasione buona per tacere _ ed è così che fermo gli altri _ mentre comprendo la mia avversione per la fuga _ cerco una madre a ridosso delle radici _ la riconosco _ galleggia come spugna nell'aceto _ e non scappa perché ancora non ha compreso _ cosa vuol dire scivolare _ nei rami che sono immagini protese _ impressioni che non possono resistere _ rimanere a braccia aperte _ scelgo di coricarmi verso la fine _ poco prima della linea d'arrivo _ poco prima della rotaia _ e corre questo fiato _ corre sui ritardi dell'acqua _ sull'occasione di una resa _ i polmoni sono già nella cassa _ e nessun si dispiace per questo vigile nonsenso _ che scosta una continuità surreale _ di case ed alberi _ di occhi e di madri _ in un discorso che non sa fare male _ che non può finire per estrema noncuranza _ sono io, non confido _ e capisco cosa vuol dire divorare ciò che brucia _ e sono ciò che brucia per come io l'avrei bruciato _ per la cadenza delle cose giuste _  polvere di muro _ disamore _ unghie sorde _ insetti a nuclei uno sull'altro _ una voce che non cede mentre spiega le sue ali _ luce che mi attrae _ che mi serve per affrontare i nodi in gola _ o i nodi del legno che non siamo in grado di rimuovere _ avere una diffidenza perfetta _ per un discorso che non rappresenta _ o calcolare indifferenza per cose di cui non abbiamo colpa _ potrebbe non aiutare _ così come il parlare di realtà una volta tanto _ una volta come sempre _ come ogni volta in cui si parla _ di quel discorso che sembra incompiuto _ la tua tendenza ad arrogarti la parola _ in quest'ora che si compone per luoghi comuni _ luoghi scuri nel colore della carne in cui scompaiono _ in cui si può solo implodere _ o cercare il proprio canale di scolo _ in quest'ora che è linfa o taglio opalescente _ di occhi che finiranno per cercarsi _ quello forse sono io, quell'altra tu, luce che mi attrai

giovedì 5 aprile 2012


synkrisis (2008? ris. 2012)


(dovrei tenere a bada l'oggettistica _ segnarmi da parte la storia _ contare sul fatto che tutto si tenga e vada avanti _ nell'ordinario che diventa scudo _ un'idea che andrebbe a rimpiazzare una mancanza di idee sentita come deteriore _ si tratta di un fraintendimento _ esso può realizzarsi un passo avanti agli altri _ un passo indietro rispetto alla forma del racconto _ è qui che la riflessione si appunta sulle manie _ le rende vivide su visi uguali a decine fra di loro _ espressioni di costante perplessità _ di apparenza monocorde _ di figure-persona _ nel senso di persona-non-grata o persona-maschera _ in ogni caso spente dopo qualche riga _ dall'acqua fredda di una doccia che non funziona bene _ o dalla fretta di colorire una pelle bianca e violacea _ un lavoro che procede al pari dello zelo che lo infrange _ nel testo c'è sempre una faccia ad ogni angolo _ non sempre è nuova _ ma gli angoli si moltiplicano tre o quattro volte per strada _ non molto dopo è possibile che ci si accorga di muoversi in una struttura frattale _ il testo dovrebbe ricordarci la nostra appartenenza a un braccio della via lattea _ ma si tratta di bracci _ non di braccia _ quindi cosmo e non persone _ e quanti bracci possono stare in un testo? _ e le braccia umane? _ non sarà dura tenere continuamente spiegati gli uni e le altre? _ spiegati anche nel senso di compresi _ se si tolgono le braccia dal testo _ l'angolo diviene fondamenta alla prima svolta _ anche le fondamenta sono buie _ non sono semplici da ripulire _ e quindi chi vorrà muoversi nel buio di un testo _ senza braccia o appoggi? _ come schivare i fraintendimenti _ dati dal non-avere una faccia? _ non ci si procura il lieto fine _ fino a quando le difficoltà non lo scavalcano _ e non c'è niente di così insormontabile nel testo _ se escludiamo la nostra posizione al suo interno _ il nostro fare gesti senza usare gli arti _ seguendo un discorso che non funziona _ che forse non si può nemmeno spiegare)

mercoledì 4 aprile 2012


plandeclivage_b's 15 worst tweets (what) ever (2 luglio 2011 - 4 aprile 2012)



I. stati d'animo non proprio interessanti. stati interessanti come sopra. risultato finale interessato. tutto sempre e solo per cause naturali. 


II. abituarsi a una funzione terapeutica, curativa di. non mi è ben chiaro il concetto. semmai fissare beati uno schermo per ore, quello sì che. 


III. far sì che tutto si autoalimenti da sé, apparire chiari, per l'amor del cielo. magari in trasparenza, per smussare un'incongrua silhouette. 


IV. sempre in mente un'eventuale posa ridicola degli agenti provocatori nel corso di una manifestazione, convinti di avere il ghigno migliore. 


V. una vorticosa entusiasmante picchiata su mulini a vento roteanti le proprie pale a velocità per nulla clamorose ma certo sicuramente letali. 


VI. l'horridus può vestirsi di tutto punto, ma sulla giacca avrà pure un paio di macchie di tequila. s'è ubriacato prima di scrivere una poesia. 


VII. possibile che esseri umani sentenzino sulla "tendenza all'irrigidimento del membro... della frase" senza conseguenze? che sia pure legale? 


VIII. se è possibile che capiti di rimanere in una via concentrica dove osservare senza rimedio il ristagno dell'acqua durante una perturbazione. 


IX. se invece non sembra giusto capitolare sui motivi di presenza in questa impropria matrice permanentemente squarciata in mezzo al ghiaccio. 


X. esercitarsi a non precipitare di schiena e capovolgersi ancora, correndo nel proprio cranio per tutto un tempo rischioso, indecifrabile. 


XI. accendo: sulle prime non voglio spegnere: dopo poco spengo: ora ricordo di aver spento molto prima: devo spegnere piano, sottovoce: spengo. 


XII. disfunzionalità: prodotto ideologico-idoneo, a prova di pelli e diver(ti/si)coli, atto a mantenere l'anormalità fisiologica della coscienza. 


XIII. santa emanazione dell'onu, t'invoco, eliminaci dalle cose pericolose: dagli spigoli dei mobili, dall'antimilitarismo, dalla divina commedia. 


XIV. uno sviluppo di nuove tecniche atte ad arginare la dinamica propulsiva del giramento di coglioni che mi prende quando leggo certe cose. 


XV. @fabio_teti ricapitolando: un uovo, pangrattato, farina, una spolverata di poesia civile, olio di semi, un "tot" di "q". deep fried poetry.