mercoledì 29 agosto 2012


POESIA DI DIO NUMERO 1

cari amici, da oggi vi spiegherò la Parola: in altre parole, non parole qualsiasi ma parole poesia. vi illustrerò il vero e profondo senso del cristianesimo e badate che sono serio. non è una critica al cristianesimo la chiesa cui batto cinque, sono ok, apposto, se dovessi scegliere tra la verità e cristo: cristo, senza esitazione; è una cosa che gli adolescenti eventualmenti magari muoiono.

POESIA DI DIO NUMERO 1:

dio vuole la città del diavolo si chiama ERASMUS / vuole anche che se hai 15 anni o 14 o 16 anche possibilmente muori, possibilmente tramite motorino e asfalto / dio ti brucia le capanne sulla spiaggia vida loca / inoltre gli piacerebbe se ibiza viene usata per i test nucleari potentissimi / ma forse è già così infatti la gente dentro ibiza presenta / malformazioni e ritardi e infradito


plan de clivage (sul web)


m.m. - http://golfedombre.blogspot.com/2011/04/una-proposta-editoriale-manuel.html (otto testi. con un'introduzione di Stefano Guglielmin)

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su gammm:

d.b. - http://gammm.org/wp-content/uploads/2007/02/D.Bellomi_-Per-forza-di-cose.pdf (ebook HGH, scritture non narrative)

m.m. - http://gammm.org/wp-content/uploads/2011/08/m_micaletto__a_vario_titolo.pdf (ebook HGH, scritture non narrative)


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su issuu:

d.b. - http://issuu.com/plandeclivage_b/docs/la_testa__2011_ (otto testi. ebook #01, éditions de cassure, digiciclostilato in proprio)

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su niederngasse:

d.b. - http://niederngasse.it/200/archivio/bellomi-daniele (quattro testi. non impaginabili senza oscillazioni)
 

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su rebstein:

d.b. -  http://rebstein.wordpress.com/2012/05/24/classi-di-resistenza/ (tre testi in anteprima e un .pdf)

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sabato 25 agosto 2012


shifting (2012)


parlano di lacca, lashes, innesti nella cute, intercettati,
ti hanno detto: sono giorni. scordano tentacoli all’esterno,
le ventose: ai tavoli rimane qualcosa da pagare. domandi
se proprio non gli riesce, o se è per altro che ti hanno lasciato,
poi provi nuovi accostamenti, connettori, valvole al red shift
del tuo domani. somigliano alle protesi, se guardi indietro
poi giù, la palpebra lì in basso, dove il testo perde i pezzi,
restituisce parti, porzioni cedevoli, coscienze che rientrano
alla base cranica, al fissaggio delle extension dove il tempo
è valutato come merce, doppia i poli, le punte. ti rendi
conto che sei fuori tratta, ordinazione, che il mondo può
ispessirsi fuori dalle cornee. tutto può virare nel pigmento,
poi cendre, richiedilo appena prima che si incendi. resti
se puoi prendere, comprare un centro errato, un’opinione.
pensi dopo a quello che potrai volere, valuti ricostruzioni
senza eventi: poi, per farti vendicare, impalchi il make-up

martedì 21 agosto 2012


eexxiitt: d. bellomi per eexxiitt : holy days - #03

 eexxiitt: d. bellomi per eexxiitt : holy days - #03: i monaci vestiti. i monaci vestiti: si definiscono – sono così, non chiedono esattezza. a cosa porta il migrare, c'è termine, di ogni – si...

lunedì 20 agosto 2012


combustion (2012)



os, che poi si ossida, declina, torna in bocca, resta
senza peso, riposa e appare netta: è leu, si arrotola 
nei manes, distribuisce il seme non rimasto, chiama 
aiuto, risuona con, riposta, consona alle proprie quote, 
varcando il fiato della rimanenza: vuole e si registra, 
ripete la stessa frase, risuona con: tracciante: segnale. 
forse aiuterà l'acustica, claustra, qualcosa brucia 
nell'angusto ma niente se ne va, se poi continua, ritorna 
per eccesso, aria nello sfiato. non sarò bravo declinando 
il termine, portandolo da solo a capo, nella testa, provando
un'altra volta, un altro test. dico: manchi. se lo dico
risuona con: tracciante, scambio inerte, riconoscimento
del segnale. penso che non sarò mai abbastanza bravo
con le mie macerie. non posso dirle da solo, riaverle
come stato di una nuova guarigione, viste sul nastro
mentre parlo. non ho deciso ciò che torna indenne: quello
che risuona all'interno, risuona con: collisione, materia 
che vaga verso il nihil, varia nella resistenza degli oggetti, 
viene stesa per se stessa, si organizza in costruzione 
di una macchina. non è uguale dopo os, particola lanciata 
verso il cerchio, attesa delle mie macerie dentro al taglio 
nella gola. un nodo permeato all'esistente, questa voce 
trattenuta, imposta, tenuta in conto. non sarò immune,
non proverò lo sguardo verso il nome, quel luogo 
che risuona, che è l'esterno, circolare verso il battito, 
stent, annesso all'epicentro, la calma dentro al muscolo, 
che perde, ritorna ad ostruirsi. questo risuona con: 
tracciante: segnale: pulsazione che ti aspetta, esausto, 
in os, creando affollamenti, adesso, nella strage: non sarò 
mai bravo a separare il replicante, il replicante: tracciano 
fasci precisi, linee dalla corda principale, vibrazioni 
raccolte mentre nuoti, ricordando il sangue in posizione, 
portato a termine, disposto nei dintorni, ventilato, via 
nel sogno. non sarò bravo a guardare le mie macerie 
con l'intenzione di sbagliare il punto, l'asse di una nuova 
convergenza, raggiunto dove è stanco, dove si cade 
in errore, al tempo di riposizione, che riporta, compone, 
risuona come ciò che è stato e che non era: tracciante 
che si impone di restare. dico: manchi, e questo 
risuona con: tracciante: segnale di os, di quella voce 
che prepara a non varcare ciò che resta, pensarci bene. 
decido nelle mie macerie. resto, è per tagliare il fuoco.

venerdì 10 agosto 2012


daniele bellomi - s.n.r. (ii) (2012)


volta, se è ciò che si organizza ad arrivare nell’altrove.
giunge finalmente alla propria luce, raggiunge il livello 
superiore di un conflitto non ancora combattuto, distanza 
ancora in corso fra le parti, e poi percorsa nel quadro 
generale di una perdita avvenuta, in corpo, nelle masse 
che stendono incroci sulla pelle, tessuto che si somma 
al tempo, scopre la cassa e torna nella mente, certifica
un modo univoco per darsi colpe, tornare, poi mortificare 
il tutto quando è a terra, dichiarato irraggiungibile. resta
in movimento, sa bene che non può più verificarsi, lasciare
campo alla frequenza, ai varchi fatti al τέμενος dei capi 
o dei regnanti, il vertice scoperti delle valli, del rift, a fossa, 
nel forse che è una minima porzione, che chiede la propria
buca come segno di un vuoto impermanente, che insidia 
fino al dubbio, all'argine che infossa il termine, il fatto 
esatto e cellulare che propone il divenire delle nascite,
le ripropone in tagli, rese semplici, più forti e nelle mani. 
sulle due volte qualcuno può lasciare, sulla terza poco 
meno che venire in nota, in centro a ciò che è costellato, 
preso se è centrale, consegna all’idrogeno, identificazione  
di un problema nel percorso dentro ai nervi, potendo
collassare dentro ai parsec. il corso è interazione, luce
che ricorda un mondo regolare, che appena l'attraversa

giovedì 9 agosto 2012


s.n.r. 185 (i)


volta, che contrae la sistole dei nodi, costruita dove
non si può, dove non c'è l'arcosecondo, la recisione
vibrata che scocca dentro non-storie di anni più isolati:
è δια, che si dilata, prova lo iato, che non accenta, stola
che conserva, porta il gesto e il grado in cui si accetta
o rappresenta l'esistente senza uscita, mediato nella scena
di traverso: volta in tre, classe di luce, mappa al secondo
del processo quasi-radiale che portano le strade, quella
di lui e del maggiore, prima fratello, ombra, preposizione,
trovato appena esploso dall'interno, ancora adesso a muro
di ventre rivoltato, nel turno nascosto, che si apparta,
porta il termine, la forza, di distesa che resiste mentre
muove, radente se poi muore, sfiora il corto della lama.
sarà un taglio, a duello se può uccidere, tiro che rimane,
deflusso nel ristretto, sceso, periodico di questa linea
trasversale che ora sversa, resa facile per nota o nell'attesa
che ora apre, volta sola per non deflagrare, che accade
nel mezzo della chioma, testa che si espande, κομήτης,
che cresce perché rimasta a crudo, denudata, vista da destra,
collapsar, tentata a qualche blocco di distanza, che è sosta,
apertura che si ferma, se è selce o se è da sola, del mare