giovedì 9 agosto 2012


s.n.r. 185 (i)


volta, che contrae la sistole dei nodi, costruita dove
non si può, dove non c'è l'arcosecondo, la recisione
vibrata che scocca dentro non-storie di anni più isolati:
è δια, che si dilata, prova lo iato, che non accenta, stola
che conserva, porta il gesto e il grado in cui si accetta
o rappresenta l'esistente senza uscita, mediato nella scena
di traverso: volta in tre, classe di luce, mappa al secondo
del processo quasi-radiale che portano le strade, quella
di lui e del maggiore, prima fratello, ombra, preposizione,
trovato appena esploso dall'interno, ancora adesso a muro
di ventre rivoltato, nel turno nascosto, che si apparta,
porta il termine, la forza, di distesa che resiste mentre
muove, radente se poi muore, sfiora il corto della lama.
sarà un taglio, a duello se può uccidere, tiro che rimane,
deflusso nel ristretto, sceso, periodico di questa linea
trasversale che ora sversa, resa facile per nota o nell'attesa
che ora apre, volta sola per non deflagrare, che accade
nel mezzo della chioma, testa che si espande, κομήτης,
che cresce perché rimasta a crudo, denudata, vista da destra,
collapsar, tentata a qualche blocco di distanza, che è sosta,
apertura che si ferma, se è selce o se è da sola, del mare

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