giovedì 19 aprile 2012


classi di resistenza


acque di balneazione


non riesco ancora a capire i divieti sulle sponde dei laghi - o sui litorali in vista della terra - aspetto sempre che qualcuno tiri via il cartello che mi impedisce di attraversarli - di andare dall'altra parte del lago o della distesa - vedo che il sole mi oltrepassa - va in là rispetto al punto in cui lo osservo - scende a precipizio - arriva al momento migliore della visione seguendo la linea del cacciavite a stella - della sparachiodi che fissa l'immagine di questo no - so che nulla potrà smontare quello che si vede - farne pezzi o componenti da riutilizzare - portarsi via qualcosa - il sole prosegue le acque dal punto in cui finiscono - conosce il mezzo che le tiene in sospensione - non è la terra oppure l'aria - ma sostanza di mondi acclimatati - oggetto che non può appartenergli - che si ricorda del momento in cui non c'era - non sa cosa sia possesso o identificazione - ma lo aiuta a riconoscersi mentre si emerge - allora faccio il primo passo verso il fondo - compiendo leggere deviazioni dalla norma - so che quel manifesto non potrà mai interessarmi - farsi complice al moto che si avvia - mancando il taglio della vite che si estrae - nel movimento che puoi compiere se ruoti braccia e gambe e provi a galleggiare - tornando ad occupare la spianata - vedendo la storia che si innesta - il perché di ogni passaggio - dell'evolversi di lampade e specchi ustorii - capire quanto cambia la visione - l'essere dentro o fuori da qualcosa - il restare sottovento ad ogni bracciata - passando vicino ai fari di un mare pieno e illuminato - il mare di questo secolo che riporta alla luce gli annegati - una visione che può estrarli o riconoscerli dal vuoto della combustione - penso a un evento che è successo altrove - un'acqua resa non potabile - qualcosa lontano da qui - che può succedere in un mondo in cui nessuno parla - in cui la parola causa la radiazione dai vivi - a tutti fu ordinato di seguire i corsi d'acqua - scegliere quello in cui gettarsi - quello di cui non si può temere - sai che la polvere può avere due ragioni - la prima è questa fiamma della terra - questo tempo che finisce ad asciugarci - la seconda non esiste - è l'acqua stessa - un flusso che cambia la legge ritmica dei passi - che trova una natura in guerra con se stessa - che lotta con il proprio corpo - il gesto dell'acqua è un viso indecifrabile - questo lo so - mi immergo indossando un sottile strato di nudità - mi inoltro dove non si tocca - questa è l'unica voglia che possiedo - quella di gettarmi - di essere a contatto con una parte della mia materia - mentre il tempo pare non vedere questa preghiera del corpo che si avvia nell'acqua - che non riporta indicazioni - so che uno scroscio potrebbe attraversarmi - durare più dell'esistenza - ma rimane sempre troppo il tempo - si prova ad essere difficili ma non si riesce - eppure è così che gli altri ci battezzano - è l'ultima volta e posso dire che non c'è niente di difficile nel dire tutto questo - che nulla attrae la visione più di un corso d'acqua - potremmo fare un passo in avanti verso i nomi propri che si accorgono del tempo - nel numero di forme che prenderanno in morte - so che quel numero si chiama desiderio - trova percorsi ovunque - ma nessuno guarda - nessuno conosce la sequenza degli altri o capire i percorsi che non appaiono - la lingua che coinvolge nell'errore - c'è un'acqua diversa per ognuno - un liquido in cui si può fluttuare - un fiume principale di silenzio - non tento di capire questa cosa - di sfruttarne le occasioni - non c'è flusso o sessione di eventi che non evapori o dissecchi - c'è solo il riverbero e il freddo del corpo - che non può niente - non conosce domanda - non può dimenticare - questo è l'attraversamento - il passaggio della soglia - andrebbe conservato fino all'ultimo - ed è un momento che non si dona - va preso - violato perché non è sacro - compreso in quel poco che può darti - realizzato anche tremando

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