lunedì 13 febbraio 2012


d.b. e m.m. : misericardia (2010)


[prima: risultato a precedere la somma, una mano (o due) a testa (d.b. + m.m.)]


Come una reliquia di mare, il fuoco ai consanguinei
si consegna alla sbarra - dove altrimenti
si riducono le anse, si ammainano le ombre
fino al rintocco dei polsi, la trasparenza che rileva 
un calo eidetico, il collasso degli specchi d'acqua, la distanza
che ribalta il sangue, la polarità dei flussi.
C'è una persistenza dell'arco, un improvviso brillamento
percorre il binario della frattura: qui si avvita l'aria
percossa fra i treni e le banchine, indotta a un altro centro,
alla spina della voce. Niente sopravvive al vetro,
niente all'esplosione di una discrasia, e quindi una pioggia 
regolare prova l'autenticità del distacco, la fibra inosservata
per l'accrescimento; e allora misericardia,
misericordia delle gole - non altrove si avvera il crampo, 
l'accento del muscolo. Lo stesso niente
ora vibra, impatta il tronco, il palato della pagina.



*


[seconda: primo addendo (d.b)]


Come una reliquia di mare, il fuoco ai consanguinei
scioglie il sedimento; per lo stacco di un cristallo
si riducono le anse, si ammainano le ombre
che hanno lembi più vasti, sanno accelerare
il collasso degli specchi d'acqua; la distanza
di un accrescimento passi dall'incavo: intatta
c'è una persistenza dell'arco, un improvviso brillamento
che parla di una precessione delle stelle, di condensa 
percossa fra i treni e le banchine, indotta a un altro centro
come il fiato; non l'inciso, non la distorsione angolare,
niente all'esplosione di una discrasia; quindi una pioggia 
regolare, la pietra in cui passavano i nervi e le maree
in accrescimento; e allora misericardia, 
misericordia delle gole, se qui si vede il taglio che stende
la sua mano per segnare convalli, le baie in coalescenza.


*


[terza: secondo addendo (m.m.)] 


Questo buio è un difetto del corpo,
si consegna alla sbarra. Dove finisce il contatto
comincia un osso, la sporgenza esatta 
delle basi. Così fino al rintocco dei polsi
la trasparenza rileva un calo eidetico, l'onda
che ribalta il sangue, la polarità dei flussi.

L'ago testimonia il peso controluce, percorre il binario 
della frattura: qui si avvita l'aria
inclusa fino al centro, alla spina della voce. 
Niente sopravvive al vetro, al varco stretto
del fuoco. Perciò un calore uniforme prova
l'autenticità del distacco, la filigrana invalicabile.
Non sentiamo la pioggia, ma un'acqua minore,
una detrazione sintattica, quanto della linea
inaugura il tratto. Non altrove
si avvera il crampo, l'accento del muscolo. Lo stesso niente 
ora vibra, impatta il tronco, il palato della pagina.


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