il secondo imbraccia la catena, guarda
la replica dei nuclei nella malattia
che osserva ricadere dalla zona sottovento,
dentro ai varchi del cemento
armato. è lì che monta il suo motore
elettrico: una somma di parti uguali
che non si incepperanno.
raccoglie da terra
l’astina rotta degli occhiali, osserva
ancora l’acciaio esposto dietro al tono
canna di fucile del modello: una linea
irrituale può testimoniare ciò che è andato
e ciò che è andato storto. si accorge di passare
e ciò che è andato storto. si accorge di passare
da agente provocatore a fatto provocato,
avvia il congegno, discute di meccaniche,
peccati
“il
colpo alla sicura resta
il colpo più sicuro”, pensa, “per come porta
lo stato nuovamente all’essere, al varco
di frontiera”: non serve inarcare la schiena
se la conta tragica si estende dal gesto
compiuto nelle braccia del potere.
l’acustica si estende nei milioni, spiega
la norma della frana, la rima con “strage”,
la iattura,
il mondo conquassato,
inerme
(l’opera “ietta la
croce”
per sguardo di croce, a rimirarti)
*
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