martedì 14 giugno 2011


agli occhi, tendere agli occhi

agli occhi, tendere agli occhi per vedere chiaramente
più realtà, è chiaro se mi vedi che
ci pensa l'andare
dei tuoi occhi, sapere cosa è stato e cosa s'è nascosto.

ci pensa
l'andare dai tuoi occhi, sapere e ingannare
in ciò che è stato, il nascosto. ritorna allora, spegni,
se noi poi tutti a
ccecati e adesso con la mano a tastare
almeno un po', per la vista sformata, a brani, soggetta

a negazione avara e sistematica del cristallino.

*

tendere agli occhi, vedere
la grana fine, rileggere
parole nascoste
in contesti paralleli, lancio-verità
a deframmentazione
che hanno un tempo di rilascio
privo
di luce. nostra signora luce-immagine, indotta
o non
filtrata, a vuoto, e sempre di sola sostanza
televisiva. nostra signora somiglia ai nostri occhi
se riflessi, e non si attiene alle linee d'intuizione,
fa un riesame
, porta indietro, distingue una cosa
alla volta, le viene tutto meglio e di meno, sta
al completo
, non tiene completezza, adesso scarta,
tiene le persone e queste avanzano, vanno
integre, intatte, vergini alla soluzione.
immagina.

*

tendere agli occhi, di nuovo, riaperti a recepire,
riattivati
dalla prospettiva. le scale stanno al di là
della portata. dove la vera conoscenza qualsiasi,
motore per la chiarezza e l'unità.
realtà toccabile,
visibile, in trasparenza al nostro fisso girare
per
campi di visibilità limitata, con l'assoluto
dato per scontato, al prezzo di ieri. gli occhi, tenere
gli occhi controllati o posseduti
da qualcosa, anche
un'occhiata a razionare avanzi, camminando
sempre dove la linea comune non allontana.

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